Come ogni museo, anche il nostro ha diversi pezzi importanti. In questa sezione ne presentiamo alcuni, selezionati sulla base della loro rilevanza e del loro carattere identitario. Ciò che li accomuna è il forte legame che hanno con il territorio di Bracciano. L’Apollo di Vicarello per esempio è stato rinvenuto in un’area archeologica interna al comune stesso. L’annunciazione evidenzia invece il legame storico tra Bracciano e Firenze, consolidato nel 1553 dal matrimonio tra Isabella de’ Medici e Paolo Giordano Orsini, duca di Bracciano.
Pezzi forti che valgono la sola visita: una stupenda scultura in marmo Venere e Adone, opera seicentesca di Cristoforo Stati ed un favoloso Apollo proveniente dalle Terme di Vicarello (II sec. d.C).
M. Faraone. Recensione di un visitatore
L’opera è stata probabilmente donata alla Comunità di Bracciano da Cristoforo Stati, nativo della città. Il pittore e biografo di artisti Giovanni Baglione ha scritto nel 1642: “Ha fabbricato ancora Christofano Braccianese una Venere et un Adone di finissimo marmo, che in Bracciano ritrovasi, figure nude con sì bell’arte condotte, e sì al vivo spiranti, che innamorano chiunque loro riguarda” (“Vite de’ scultori, pittori et architetti”). La scultura, conservata da tempo immemore dagli Odescalchi, fu restituita alla città dal principe Baldassarre nel 1886 e collocata nel palazzo comunale. Riscoperta dallo storico dell’arte Valentino Martinelli nel 1957, fu datata ai primi anni del XVII secolo e presentata come uno dei capolavori del manierismo laziale.
Cristoforo Stati (1556-1619)
1600-1610
Marmo
185 cm
Nel museo si trova nella Sala D: Arte di committenti e artisti di Bracciano
La statua rappresenta il dio Apollo e proviene da un sito archeologico noto come Vicarello (vicino a Bracciano), dove in epoca romana si trovavano le Aquae Apollinares Novae, centro termale costruito nei pressi di sorgenti calde sulfuree. La statua del dio Apollo è stata rinvenuta nella parte nord-ovest del ninfeo delle terme nel 1977. Il busto è realizzato in marmo pentelico (greco) e raffigura un giovane Apollo, senza barba e con un mantello sulle spalle, chiuso da una fibbia arrotondata. La mano sinistra sembrerebbe reggere un oggetto arrotondato, probabilmente una torcia, tipico elemento iconografico nelle rappresentazioni di Apollo. La statua era probabilmente alta più di due metri. Il suo prototipo è stato identificato nell’arte scultorea dell’Attica del IV secolo a.C.
Autore ignoto
II sec. d.C.
Marmo
120 cm
Nel museo si trova nella Sala C: L’età romana e paleocristiana
La lunetta, che raffigura l’Annunciazione, è una copia ottocentesca di quella realizzata da Andrea della Robbia intorno al 1490 ed esposta nello Spedale degli Innocenti a Firenze. Uno studio del museo ha evidenziato che l’opera era in catalogo presso la manifattura fiorentina Cantagalli, specializzata nella produzione di robbiane. Ulisse Cantagalli, il proprietario, era amico del principe Baldassarre Odescalchi e potrebbe avergli donato la lunetta. È probabile che l’opera sia arrivata a Bracciano tra il 1888 ed il 1900. La lunetta era difettosa fin dalla sua fabbricazione a causa di un problema in fase di cottura e probabilmente per questo non è stata mai esposta. E’ rimasta per oltre un secolo nei sottotetti del convento che ospita il museo; riscoperta alla fine degli anni ‘90 è stata destinata al Museo Civico, che l’ha esposta dopo un attento restauro.
XIX sec.
Manifattura toscana
Terracotta invetriata
160×270 cm
Nel museo si trova nella Sala D: Arte di committenti e artisti di Bracciano
Il piattello ha una particolare rilevanza per la presenza sul bordo di un’iscrizione: un alfabeto latino completo dei suoi 21 segni, inciso prima della cottura e della verniciatura. Si tratta di uno dei più antichi alfabeti-modello della lingua latina, collocabile nella seconda metà del IV secolo a. C., in cui si può cogliere ancora il processo di evoluzione: alcune lettere (A, E, L, S, X), sono in una forma che sta evolvendo verso quella definitiva. Pilastro della storia linguistica latina, è stato studiato dal professor Lidio Gasperini, figura chiave della cultura epigrafica nazionale e locale, il reperto ha così trovato il suo giusto spazio nel mondo archeologico.
Seconda metà IV sec. a. C.
Produzione ceretana
Argilla nocciola con decorazione a vernice nera
4,5 x 14 cm ( diametro orlo)
Nel museo si trova nella Sala B: L’età etrusca
Museo Civico di Bracciano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons
L’uso di rivestire statue di culto risale alla più remota antichità. Intorno al sec. XVI, sotto l’influsso spagnolo, questi oggetti ebbero una loro diffusione a scopo processionale. La possibilità di rivestirle rendeva queste vere e proprie immagini di culto sempre “alla moda”. Nei primi decenni del Novecento la Chiesa vietò l’utilizzo delle ‘Madonne vestite’ ritenendo che statue fabbricate in serie con materiali poveri non fossero conformi alle norme liturgiche. Questa Madonna è stata ritrovata alla fine degli anni Novanta, nel corso del restauro dell’edificio, all’interno del convento agostiniano dove ha sede il museo. E’ possibile che si tratti dell’immagine della Madonna portata in processione a Bracciano dagli stessi frati agostiniani il 15 agosto a partire dal 1715 circa. Nel suo ultimo allestimento la Madonna indossava un abito databile intorno al 1870, probabilmente offerto da una nobildonna.
Manichino:
XVIII sec.
Manifattura laziale, legno, cotone tessuto e crine
160 cm
Abito:
Prima metà XIX sec. (1840-1845)
Manifattura italiana
Mussola di cotone stampata
Nel museo si trova nella Sala E: Testimonianze di arte sacra
Museo Civico di Bracciano, CC BY-SA 4.0, via Wikimedia Commons